Le suggestioni di Donnie Darko

Donnie Darko – Film di Richard Kelly (opera prima) USA 1992

“Svegliati. Ti ho osservato a lungo. Sono qui, vieni. Più vicino. 28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12 secondi. Ecco quando il mondo finirà”.

Donnie Darko

Donnie Darko

Inquadrare Donnie Darko in una categoria è estremamente difficile. Di norma è definito un film fantastico, fantasy o addirittura di fantascienza perché basato sulle teoria di Stephen Hawkins sugli universi paralleli o meglio sul multiverso e gli universi tangenti.
Per la sua complessità e le sue implicazioni filosofiche, e per le citazioni disseminate all’interno dell’intreccio narrativo, che spingono a guardare la pellicola più volte per cogliere ogni singolo dettaglio, è anche stato da molti annoverato tra i film d’autore.
Donnie Darko però è soprattutto un film cupo, doloroso, e nonostante il finale che apre alla speranza non esiterei a definirlo Dark Movie per una serie di elementi:
–     Donnie Darko è un film sulla solitudine e sul malessere degli adolescenti e sull’incapacità di trovare un significato all’esistenza;
–     la title-track della colonna sonora, Mad World dei Tears for Fears ma nella versione acustica più lenta e più struggente di Gary Jules, che accompagna e sottolinea la toccante sequenza finale, parla proprio di questo argomento, l’impossibilità dell’adolescente di identificarsi nel mondo che lo circonda e di comunicare con esso;
la fotografia e le atmosfere del film sono spesso angosciose e infondono suggestioni di drammaticità ed amarezza, anche se talvolta vengono alleggerite da trovate ironiche;
–     vi è una scena ambientata nella notte di Halloween, durante la quale viene ucciso un ragazzo con la maschera di un enorme coniglio dal volto di teschio; questo costume riprende un personaggio di favole nordiche fanta-horror a cui la mitologia di Halloween fa riferimento, ed è legato anche al concetto del doppelgänger, ossia della copia negativa reale o del “doppio” spettrale di una persona vivente (concetto ripreso anche da Lynch in Fuoco cammina con me e in Mulholland Drive, da Kubrik in Shining, da De Palma  e da altri registi di pellicole dalle atmosfere fosche e visionarie);

In questo blog difficilmente racconto la trama di un’opera, preferisco concentrarmi sui soli aspetti che mi hanno affascinata; nel caso di Donnie Darko trovo sia importante raccontarla perché è un film di difficile comprensione. Non solo per la complessità che lo contraddistingue, ma anche perché alcuni indizi che sono fondamentali per capire la storia sono stati inseriti in modo da poter sfuggire facilmente anche all’osservatore più attento.
Inoltre, se non c’è più il bisogno di sforzarsi per capire l’intreccio, è possibile godere appieno delle suggestoni e delle emozioni che questo film trasmette.
Per questi motivi a mio avviso il modo migliore per apprezzare appieno Donnie Darko è leggerne prima la trama e poi guardarlo, a costo di – passatemi l’espressione – “rovinarsi la sorpresa”.
Chi l’ha già visto può invece passare direttamente alle riflessioni che il film mi ha ispirato, per vedere se ci si riconosce.

Premetto che il regista ha dato un’interpretazione del film che si rifà alla teoria presente nel libro allegato al DVD, “La filosofia del viaggio nel tempo”, liberamente ispirato alla teoria sul multiverso di Hawkings, e presente anche nella versione Director’s Cut del film, più lunga di 20 minuti della prima versione e uscita in tempi successivi. Questa interpretazione aiuta a capire l’articolazione complessa della trama ma non esclude, come ha affermato lo stesso Kelly, ulteriori chiavi di lettura, di natura filosofica (determinismo vs. libero arbitrio), socio-politica (la critica alla società degli anni ’80 e all’edonismo reaganiano), simbolica (la tematica del passaggio dall’adolescenza all’età adulta), spirituale (il rifiuto del bigottismo religioso e la ricerca di Dio come ricerca del significato dell’esistenza).
Qui ho cercato di ricostruire la trama sulla base delle indicazioni che si trovano nel libro per semplificarla e renderla comprensibile, ma corredandola anche di riflessioni che Donnie Darko mi ha ispirato a differenti livelli.

Trama

Il film ha una narrazione circolare: la storia si svolge dalla notte del 2 ottobre fino al 28 ottobre 1988, per poi ritornare al 2 ottobre in una sorta di “collasso” temporale.
Si apre con la scena di un’alba plumbea, un campo immerso in un’atmosfera di desolazione e solitudine, e un ragazzo, Donnie Darko, che si risveglia con la bici accanto e una sequenza di numeri scritta su un braccio.
Donnie è alle prese con i problemi che caratterizzano spesso l’adolescenza di un ragazzo sensibile e introverso; gli stati depressivi, la mancanza di popolarità a scuola, la noia e lo straniamento nei confronti della realtà quotidiana, le incomprensioni con la famiglia, i contrasti e la ribellione verso i miti e le ipocrisie che dominano la società degli anni ’80: individualismo, ideali borghesi, ipocrisia moralista e bigotta.
Nonostante il suo disagio esistenziale, Donnie dimostra una particolare empatia verso chi è più sfortunato di lui.
Inoltre ha un’intelligenza vivace, non accetta le spiegazioni semplicistiche, cerca di valutare tutto attraverso una visione profonda e non lineare; a differenza dei suoi amici coetanei si pone domande sul significato dell’esistenza, senza riuscire ad afferrarlo, e da questo deriva in parte il suo malessere.
Da qualche tempo oltretutto Donnie ha iniziato a soffrire di allucinazioni e di sonnambulismo, e spesso si sveglia lontano da casa; tutto ciò gli ha causato una diagnosi di probabile schizofrenia, per cui si trova sotto cura farmacologica e in terapia presso una psichiatra.

La notte precedente al risveglio di Donnie nel campo, un curioso incidente aveva turbato la vita dei Darko: un reattore staccatosi dall’ala di un aereo era precipitato sulla loro casa, colpendo in pieno la camera di Donnie.
Donnie però non era in camera sua: in preda ad una delle sue allucinazioni, era stato svegliato da un misterioso personaggio con una maschera da coniglio nero dal volto di teschio che lo aveva fatto uscire di casa prima che la turbina precipitasse nella sua camera, salvandogli la vita. Sarà proprio l’uomo travestito da coniglio a comunicare a Donnie la sequenza di numeri scritti sul braccio, dicendogli che si tratta del tempo mancante alla fine del mondo: poco più di 28 giorni.

Cos’era accaduto esattamente? Per una ragione che nessuno ancora conosce, lo spazio-tempo si era corrotto sopra la casa dei Darko, originando un universo tangente all’universo principale, e lasciando passare (attraverso un ponte di Einstein-Rosen o wormwhole) il reattore di un aereo che stava viaggiando nel futuro, il 30 ottobre 1988.
Viene quindi a crearsi un paradosso temporale: nello stesso momento ci sono ora 2 turbìne con lo stesso numero di matricola, una tra le macerie della camera di Donnie e l’altra attaccata ad un aereo in un aeroporto (Donnie infatti verrà da quel momento seguito dagli uomini della gestione federale di aeronautica alias FAA, in quanto protagonista di un fatto che attiene alla caduta di oggetti misteriosi dal cielo).
D’ora in avanti e per quasi tutto il resto del film i fatti si svolgeranno nell’universo tangente.
Ma l’universo tangente è per sua natura instabile: esso collasserà su sé stesso distruggendo l’universo principale (ovvero la realtà esistente) nel momento in cui si arriverà al punto della linea temporale in cui il reattore si è staccato, il 30 ottobre, a meno che Donnie non risolva il paradosso, riportando il reattore nell’universo primario e dandogli un motivo per esservi.

Da quel momento tutte le sue azioni e le azioni degli altri personaggi nell’universo tangente sono volte inconsapevolmente, in modo del tutto deterministico, alla risoluzione del paradosso, seguendo tracciati temporali già stabiliti come trascinate da lacci invisibili.

Queste azioni tra l’altro portano Donnie a conoscere Gretchen, la ragazza con cui vive una delicata storia d’amore: un’adolescente dalla tragica storia familiare, outsider come lui. Lo portano anche ad impossessarsi della pistola dei genitori, con l’idea di difendere la ragazza da un paio di molestatori, e con conseguenze che saranno tragiche.
L’incanalamento delle azioni di Donnie è rafforzato dall’uomo col costume da coniglio che lo manipola, con il pretesto di avergli salvato la vita, per obbligarlo a determinati comportamenti.
Comportamenti apparentemente devastatori, tipici di un adolescente disturbato, che accentuano agli occhi degli altri la sua immagine di ragazzo problematico, ma che fanno parte del determinismo di tutte le azioni che si svolgono nell’universo tangente e sono tese a farlo chiudere in modo indolore.

A questo punto appare la figura più enigmatica ed inquietante del film: Roberta Sparrow. soprannominata Nonna Morte, un’anziana signora considerata da tutti malata di mente, che passa il tempo in solitudine facendo la spola dalla casa alla cassetta della posta, sempre vuota. Quando Donnie l’avvicina, Nonna Morte gli sussurra all’orecchio:

“Ogni creatura sulla terra quando muore è sola”.

Turbato, Donnie continua ad avere visioni ed incubi, ma nello stesso tempo acquisisce la consapevolezza che il concatenarsi degli eventi sta iniziando a perdere la sua casualità e a delineare un percorso preciso.
Incuriosito da un accenno dell’uomo vestito da coprofessore di fisica un discorso sulle teorie di Hawkins, wormwhole e viaggi temporali; il docente gli regala un libro dal titolo : “La filosofia del viaggio nel tempo”, scritto da Roberta Sparrow, che era stata insegnante nella stessa scuola.
Leggendo il libro Donnie ricompone tutti i tasselli e capisce che quello che gli sta accadendo fa parte di un disegno pre-ordinato che tende alla conservazione dell’universo, e che lo vede protagonista come un tragico super-eroe di cui nessuno conoscerà il sacrificio.
Ora per Donnie diventa chiaro anche l’insegnamento sibillino di Nonna Morte: tutto niglio sui viaggi nel tempo fatto durante una delle sue visioni, Donnie intrattiene con il suo nella vita, compresa la ricerca del suo significato, compresa la ricerca di Dio, è assurdo e senza senso se alla fine uno muore solo, perché noi non siamo solo solo ciò che percepiamo in questo universo, il nostro essere si estende oltre la nostra limitatezza sensoriale.
Decide così di scriverle una lettera, per farle capire di aver riconosciuto il proprio destino nelle teorie da lei descritte:

Cara Roberta Sparrow, ho letto a fondo il suo libro e ci sono molte cose che vorrei chiederle. A volte ho paura di quello che lei potrebbe dirmi. E a volte ho paura che lei mi dica che non è tutto frutto della fantasia. Posso solo sperare che la risposta mi arrivi nel sonno. E spero anche, quando il mondo finirà, di poter tirare un sospiro di sollievo, perché ci sarà tanto da contemplare avidamente.

Un’allucinata sequenza che si svolge in una sala cinematografica deserta (canzone di sottofondo: For whom the bell tolls) ci rivela l’identità del personaggio che si cela sotto la maschera del coniglio: si tratta di Frank, il fidanzato della sorella maggiore di Donnie, Elizabeth, con la quale l’avevamo visto su un’auto rossa nella scena in cui Donnie torna a casa dal campo da golf (particolare difficile da cogliere).
Frank si toglie la maschera e mostra a Donnie un occhio spappolato e grondante di sangue; il Frank delle visioni di Donnie infatti non è esattamente il Frank vivente in quel momento, ma il suo doppelgaenger, il suo fantasma proveniente dal futuro, un futuro in cui Frank è morto nell’universo tangente a causa di un colpo di pistola sparato in pieno viso.
Frank è pieno di rabbia, proprio come la parte ancora immatura e astiosa verso il mondo dell’adolescente Donnie, e facendo leva su questo suo aspetto lo induce ad un ulteriore atto vandalico, che produrrà una concatenazione di eventi attraverso la quale Frank potrà cambiare il proprio futuro ed evitare la morte, ma soprattutto potrà aiutare Donnie a compiere la missione che il destino per un qualche misterioso motivo gli ha assegnato: far sì che l’universo tangente collassi senza risucchiare nel nulla anche quello principale.

Frank
Frank ordina a Donnie di bruciare la casa del motivatore Jim Cunnigham, un guru da strapazzo che propina teorie semplicistiche sull’interpretazione della realtà e del comportamento umano come contrapposizione lineare di amore-paura, già contestato da Donnie a scuola. Dal rogo emergono le prove che Cunnigham è un pedofilo; la prof. che lo sostiene promuove un comitato in sua difesa, ma poiché così facendo non può più accompagnare un gruppo di piccole ballerine, tra cui la sorellina di Donnie, ad un concorso a L.A., viene sostituita dalla mamma di Donnie, che parte con le bambine. Il padre è via per lavoro e così la casa rimane libera per la notte di Halloween, occasione che Elizabeth Darko coglie per dare una festa.

Durante il party Elizabeth domanda di Frank, il suo ragazzo, alle amiche, le quali rispondono che probabilmente è andato a prendere della birra. Sul frigorifero infatti c’è scritto di suo pugno: «Frank è stato qui è andato a prendere la birra». Questo è ovviamente il Frank ancora vivo, non il suo doppio proveniente dal futuro che agita le visioni e i sogni di Donnie.
Donnie decide di andare con gli amici a casa di Roberta Sparrow, pensando di trovarvi la soluzione ai suoi enigmi; qui però Gretchen viene investita e uccisa da un’auto rossa che sbanda per evitare Nonna Morte intenta a leggere la lettera di Donnie.
Dall’auto scendono gli amici di Elizabeth, tra cui il fidanzato Frank, che indossa il suo costume di Halloween: un coniglio nero con la maschera da teschio. Donnie, in preda a una furia incontrollabile, estrae la pistola e gli spara in pieno viso, colpendolo all’occhio destro e uccidendolo.
Donnie porta con l’auto il cadavere di Gretchen su una collina, mentre sulla città si addensano minacciose nubi nere in un angoscioso paesaggio apocalittico: l’universo tangente sta iniziando a corrompersi. Ora, mentre sull’erba stringe tra le braccia il corpo della ragazza amata, per Donnie è tutto chiaro: sa cosa significa per lui non morire solo e sa come dare un significato alla sua esistenza. L’aereo che riporta sua mamma e la sorellina a casa è proprio al centro del vortice nubi; non importa cosa gli accadrà perché quell’universo ora smetterà di esistere e quel viaggio non ci sarà mai stato, non ci sarà mai stata la morte di Frank, e soprattutto non ci sarà mai stata la morte di Gretchen, e tutto perché Donnie sarà morto prima di innescare questa catena di avvenimenti.
Il reattore si stacca e viene risucchiato dal ponte di Einstein Rosen o wormwhole che lo porta nell’universo principale 28 giorni prima, il 2 ottobre 1988 (attraverso i wormwhole possono passare indenni solo manufatti metallici, ricordate Contact di Zemeckis?). Donnie è sul suo letto e ride, proprio pochi secondi prima che il reattore precipiti su casa Darko e lo uccida.
Chissà se, dimentico e ignaro della morte imminente, ride per la battuta di sua madre, che ha appena risposto per le rime a una sua provocazione avvenuta poco prima che si originasse l’universo tangente, oppure si ricorda di ciò che è avvenuto nell’universo tangente, si ricorda di aver salvato il mondo, e ride perché capisce di aver appena dato un senso alla sua vita, donandola per gli altri, donandola per chi ama, e non si sente più solo, nemmeno ora che sta per morire.
Forse entrambe le ipotesi, perché tutti i personaggi coinvolti nella vicenda ora hanno dei ricordi frammentari, ridotti a vaghe sensazioni, della loro vita nell’universo tangente: in una sequenza che sembra racchiudere l’essenza di tutto il film, accompagnata dalle note struggenti di Mad World, vediamo Frank mentre si costruisce la maschera per Halloween, e si sfiora l’occhio destro, come se sentisse dolore, vediamo Cunningham seduto sul letto con aria angosciata, forse in preda al rimorso per le azioni commesse; vediamo Gretchen e la mamma di Donnie che si guardano e accennano un saluto come se si fossero già viste in un’altra vita.
Questa sequenza è pervasa da una sensazione di rimpianto doloroso per ciò che avrebbe potuto essere e non e stato, per ciò che è stato, ma è come se non fosse mai avvenuto, come in un malinconico deja vu.

Qualche riflessione

Pensa se uno potesse tornare indietro nel tempo, prendere tutti i momenti neri e dolorosi e rimpiazzarli con qualcosa di meglio! (Gretchen)

La trama del film è difficile da afferrare pienamente perché si rifà a concetti e teorie che trascendono la nostra comprensione della realtà sensoriale.
Oltre questo piano narrativo però ce n’è uno simbolico tutto da costruire, immaginandolo a partire dalle suggestioni che Donnie Darko trasmette.
E’ un film, come già detto, che parla di solitudine e di disagio degli adolescenti, di incomunicabilità, ribellione, ma è anche un film sul significato del passaggio all’età adulta.
L’adolescenza, molto spesso, per le persone più sensibili, più fragili, è un’età che può intrappolare, e condizionare negativamente tutta la vita, rendendo difficile relazionarsi col mondo, oppure, attraverso la distruzione dei sogni nell’età adulta, provocando il rinchiudersi in una sfera di individualismo. C’è una parte di noi che ci spinge indietro, ci rende egoisti e non ci vuole far crescere.
La maturazione avviene quando, soffocando in noi questa parte, ci si rende conto che l’unico modo per non essere soli è aprirsi agli altri, sperimentare l’ amore verso gli altri, fare sacrifici che non pesano proprio in virtù di questo amore. Questo è un passaggio che può avvenire a qualsiasi età, anche tarda, ma segna il vero passaggio all’età adulta, e riveste l’esistenza di significato autentico.

“Il mito antico ci dice che il guerriero Maya è stato ucciso da una punta di freccia che era caduta da un dirupo, dove non c’era nessun esercito e nessun nemico è stato trovato.
C’è stato raccontato del cavaliere Medioevale trafitto dalla spada che lui ancora non aveva forgiato.
Noi ci siamo detti che queste cose succedono per una ragione.”

Roberta Sparrow “La filosofia dei viaggi nel tempo”

 

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