Il finale misterioso di Picnic a Hanging Rock

« C'è un tempo e un luogo perché qualsiasi cosa abbia principio e fine... »  (Miranda)

« C’è un tempo e un luogo perché qualsiasi cosa abbia principio e fine… » (Miranda)

«C’è un tempo e un luogo perché qualsiasi cosa abbia principio e fine…»

(Miranda)

E’ la considerazione che fa Miranda, eterea adolescente protagonista del film, mentre sta salendo tra le asperità rocciose con alcune compagne di collegio verso la cima di Hanging Rock; ed in effetti la giovane, sensibile e spirituale studentessa, sente che sta davvero per finire qualcosa, per chiudersi un capitolo della loro vita, ed iniziarne un altro, in una dimensione completamente diversa.

Il romanzo “Picnic at Hanging Rock” fu pubblicato nel 1967 dalla scrittrice australiana Joan Lindsay che, spinta dall’editore, rimosse l’ultimo capitolo, che conteneva la soluzione dell’enigma della storia, e diede disposizioni affinché venisse tenuto segreto fino alla sua morte e pubblicato postumo. Il libretto contenente il 18° capitolo uscì nel 1987 sotto il titolo di “The Secret of Hanging Rock” – inedito in Italia – ed è ora fuori commercio.

Del fatto che esistesse una soluzione al caso qualcuno ebbe il sospetto perché l’autrice disseminò – forse intenzionalemte – all’interno del terzo capitolo alcune tracce per instradare i lettori.

Il film di Peter Weir tratto dal romanzo (piccolo capolavoro che ne riproduce con fedeltà i colori, le atmosfere e le suggestioni) ed uscito nelle sale nel 1975 rispetta appieno il volere dell’autrice e lascia gli spettatori liberi di darsi delle risposte su una soluzione che sembra sempre incombere ma di fatto non arriva.

Secondo la versione ufficiale il vero finale del romanzo non sarebbe piaciuto, a parer dell’editore, ai lettori e i particolare al pubblico australiano. Cosa spinse effettivamente Joan Lindsay a troncare una parte della propria opera?

Picnic a Hanging Rock racconta la scampagnata di un gruppo di studentesse di un severissimo collegio inglese, di stampo vittoriano, accompagnate da alcune insegnanti,  ai piedi di uno sperone roccioso (Hanging Rock appunto) nella piatta campagna australiana nei pressi di Melbourne, in una torrida estate del 1900.

Hanging Rock (Victoria, Australia)

Hanging Rock (Victoria, Australia)

Dopo mangiato, nell’afoso pomeriggio ronzante di insetti, mentre tutte si addormentano, accade un fatto fuori dal comune: gli orologi si fermano sul mezzogiorno, come per effetto di un fenomeno magnetico. Quattro ragazze allora decidono di dare la scalata al picco; si tratta di Miranda, la più vicina alla natura, Marion, il suo opposto in senso positivo, versata nella matematica e che cerca una spiegazione scientifica a tutto, Irma, vanitosa e superficiale, e Edith, piena di paure.

Irma, Miranda e Marion

Irma, Miranda e Marion

In quest’ascesa si verifica qualcosa di particolare; tutto appare come sospeso nel tempo, il senso di caldo e di afa, i movimenti lievi e aggraziati delle ragazze, l’allontanarsi sempre di più dalla pianura e dalle compagne di scuola, la sensazione che le giovani si stiano avvicinando sempre più passo dopo passo ad unna sorta di comunione più stretta con la roccia stessa: la chiave del romanzo è tutta in quest’ascesa (il 3° capitolo) che nel bellissimo film di Weir è sottolineata da una colonna sonora estremamente evocativa che richiama musiche tribali, native, suonata con un flauto di Pan (dio della mitologia greco-romana derivato da culti antichissimi, che simboleggia la comunione con la natura).

Questa melodia ancestrale riempie quel vuoto lasciato dal ticchettio dell’orologio che si è fermato perché ora le ragazze non sono più preoccupate del tempo che passa e che le richiama all’orario del rientro, non sono più ingabbiate negli schemi che hanno regolato le loro vite fino a quel giorno; l’unica loro priorità e arrivare alla fine del cammino che hanno intrapreso e che le chiama verso la un livello di intima comunione con la natura.

Miranda, Marion e Irma durante la scalata a Hanging Rock

Miranda, Marion e Irma durante la scalata a Hanging Rock

Questo momento è il cuore del racconto: l’Australia, un continente geologicamente coeso, immobile da secoli, con una natura rada, secolare, quasi indifferente alla presenza dell’uomo, non è stato intaccato più dalla colonizzazione degli Inglesi, che hanno voluto imporre come ovunque nel resto del Commonwealth la loro urbanizzazione, la loro cultura, il loro modo di vivere ma di fatto la civiltà inglese e quella aborigena non si sono integrati e dove ciò è successo la convivenza tra mentalità europea e sensibilità primitiva è stata per lo più difficile.

Il moralismo bigotto e innaturale della mentalità vittoriana rimane spiazzato di fronte a una natura ed una stirpe tanto antiche quanto inconoscibili e provoca reazioni differenti:

L’irrigidimento, che spinge trincerarsi dietro un’estremizzazione del moralismo, la rigidità delle regole del collegio che costringe le ragazze a ingabbiarsi i rigidi busti corsetti e crinoline, che ne ingabbiano la vitalità e l’esuberanza giovanile.

La distruzione: è il destino della razionalità ottocentesca, simboleggiata da la signorina Greta McCraw, la severissima direttrice che si avvierà tra le rocce per scomparire nel baratro, non si sa se per incidente o se per suicidio.

Il fascino, nelle menti più aperte, quelle di giovani vitali pronte a entrare in sintonia con ciò che è diverso e nuovo, di  avulso dagli  schematismi che sono stati loro inculcati (Miranda e Marion).

La paura: la giovane Edith a un certo punto dell’ascesa verso la cima della Roccia si rende conto che sta succedendo qualcosa  anomalo; e viene colta da un vero e proprio attacco di panico, che la fa fuggire e precipitarsi a valle urlando e raggiungere le compagne per dare l’allarme. Ricordiamo che panico deriva da Pan, che oltre a essere il dio della natura e dei boschi era anche il dio che provocava il c.d. “timor panico”  in chi si trovava a passare nei boschi in sua presenza,  ossia una paura irrazionale accompagnata dalla sensazione di non avere più il controllo di quello che ci circonda.

Mi piace vedere in questa scena il parallelismo con il successivo film Passaggio in India (1984, diretto da David Lean) nel quale una giovane inglese di educazione vittoriana durante un viaggio in una colonia viene accompagnata da una guida indiana a visitare un sistema di grotte nel quale cade vittima di un attacco di panico che la indurrà in uno stato confusionale e la renderà incapace di distinguere realtà e fantasia: il tutto sempre nell’ottica di un incontro-scontro tra civiltà colonizzatrici e colonizzate, inibizioni vittoriane e misteriosa natura autoctona.

A questo punto del racconto iniziano le indagini: il picco viene setacciato ma le ragazze sembrano scomparse nel nulla. L’ottavo giorno viene ritrovata Irma svenuta ai piedi di una roccia, senza corsetto, con le unghie spezzate e i piedi misteriosamente puliti, e apparentemente in preda ad un’amnesia. Ma sul mistero che ha inghiottito Marion e Miranda non sarà più fatta luce.

Cos’era successo nel finale del romanzo che la Lindsay ha voluto tener celato fino alla morte?

Giunte in cima a Hanging Rock, Miranda, Marion e Irma si trovano di fronte ad un enorme monolite ovale, emanante un ronzio che esse percepiscono come un richiamo; il monolite, simbolo di una natura immobile e atavica, risucchia le giovani al di fuori dello spazio-tempo.

La mente matematica di Marion, simbolo del positivismo inglese che non può spiegare i misteri atavici di una terra tanto antica, si trova davanti ad un assurdo: le sembra di “ruotare sulla superficie di un cono e di muoversi contemporaneamente in tutte le direzioni nello stesso momento”. Ma Miranda la invita a passare oltre e Marion, per nulla turbata ed anzi confortata dal suo nuovo livello di coscienza, la segue.

Superato il monolite le giovani vengono presi da una sorta di narcosi, dalla quale si risvegliano in un “tramonto senza colori” dove tutti i particolari della natura appaiono infinitamente più definiti, come se l’aria fosse più tersa o la loro vista fosse divenuta simile a quella di un falco.
Subito vengono raggiunte da una donna che esce dalla boscaglia e si siede accanto a loro con aria trafelata, come reduce da una corsa.
La donna, che dalla descrizione appare anziana e di umili origini, sembra fuggita da una vita di sofferenza, ricorda di aver avuto un nome come “contrassegno di riconoscimento”, ricorda di aver avuto abiti che la costringevano, e sembra essere passata attraverso un’esperienza (la morte?) che l’ha resa detentrice di una conoscenza superiore, in grado di chiarire alle ragazze cosa sta succedendo e guidarle verso il proseguimento del cammino che hanno intrapreso con la loro scalata alla Roccia.
Ella fa loro notare che i corsetti, simbolo delle costrizioni della società inglese di cui le ragazze hanno voluto liberarsi, con una incomparabile sensazione di libertà e leggerezza, ora si trovano sospesi nell’aria e nella luce, e che la luce stessa non crea ombre, perché lì il tempo è fermo.

Le invita poi a seguirla attraverso una fessura nella roccia, apparentemente troppo piccola per loro, facendo notare a Marion, che non è ragionando in termini di misurazioni lineari che sarebbero passate attraverso quel pertugio: la comunione con la natura infatti la si raggiunge non attraverso le regole ma l’istinto.

Assumendo un aspetto quasi zoomorfo si introducono nella stretta intercapedine rocciosa che simboleggia il passaggio ad una dimensione di esistenza superiore ed allo stesso tempo primordiale, in comunione con la natura e avulsa dalle regole che l’uomo ha voluto imporle.

Irma, rimasta sola, aspetta il segnale convenuto per introdursi nella fessura, ma questo non arriva, e poco dopo un masso rotola proprio sull’apertura chiudendola inesorabilmente. Irma è disperata per sé e per le amiche, piange e graffia il masso fino a rovinarsi le unghie, finché distrutta non perde i sensi. Ed è così che viene trovata, in vita e con i piedi puliti perché pur essendo stata sul picco per otto giorni esposta al sole e alle intemperie senza bere né nutrirsi, l’avventura è durata per lei solo pochi istanti all’interno di un tempo immobile.

Il motivo per cui a Irma l’accesso ad una dimensione di comunanza con la natura viene negato non è dato di saperlo, ma si può ipotizzare che la ragazza, a differenza delle compagne (Marion di intelligenza superiore e Miranda di forte spiritualità e nobiltà d’animo) sia ormai troppo inquadrata nelle regole della società vittoriana, e nella sua visione superficiale e bigotta che tradisce i ritmi e la sensibilità primordiale.

Irma, reinseritasi nella quotidianità scandita dalle regole del collegio inglese, non parlerà mai più di ciò che le è successo sulla rocca, forse dimentica, forse incapace di trovare le parole per descrivere un’esperienza fuori dal tempo e dalla realtà fisica, e rimane intrisa di una malinconia, una nostalgia per l’esperienza che l’ha resa partecipe per un istante (un istante durato 8 giorni per il resto del mondo) del battito eterno della natura e allo stesso tempo l’ha esclusa da esso per sempre.

 

(Per la versione originale del libretto “The secret of Hanging Rock” e la traduzione italiana si ringrazia Roberto Mengoni che le ha messe liberamente a disposizione sul suo sito www.robertomengoni.it )

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7 pensieri su “Il finale misterioso di Picnic a Hanging Rock

  1. Cara Monica, ho letto il tuo articolo ispirato dal XVIII capitolo perduto. Intanto, grazie di avermi citato per il lavoro fatto di recupero del libro (trovato in Australia per puro caso in una biblioteca pubblica. Non credevo esistesse un capitolo segreto. Anche in Australia pochissimi lo sapevano) e anche per la traduzione. Bello il tuo commento. Sono sicuramente d’accordo con te. Mi è piaciuto molto l’accostamento con il romanzo “Passaggio in India”. In effetti contiene degli elementi in comune. Una donna ingabbiata. Una grotta o una cavità. Una presenza indefinibile. Il delirio. Il contatto tra rigidità vittoriana e l’altro sempre fonte di enormi tragedie. Ti lascio la mail. Restiamo in contatto su facebook. Hai anche un bel sito. https://www.facebook.com/roberto.mengoni.18

    • Ti ringrazio Roberto, le tue parole mi onorano. E’ un sito nato da poco e purtroppo non riesco a dedicarvi molto tempo, perché devo già gestirne altri per lavoro. Ma qui posso riversare un po’ delle mie meditazioni da topo di biblioteca. Ti contatto su FB.

      • ragazzi..mi farebbe piacere che mi aggiungeste anche a me su facebook….ho letto quest articolo piangendo, a tratti..senza aver mai saputo nulla su questo libro e sul film…la cosa mi interessa molto…io su facebook sono Marco Frigerio (Hidden)

  2. Gentile Monica grazie per questo sito che mi ha permesso, anche se indirettamente, di trovare il capitolo finale che stavo cercando, e che da un’interessante interpretazione del finale, che comunque rimane aperto, di picnic a Hanging Rock. Anche io trovo interessante l’accostamento con passaggio in India, in effetti anche qui prima di arrivare alla comprensione dell’esperienza occorre passare attraverso esperienze che annullano la ragione come il sonno delle ragazze sul pianoro o lo sconvolgente attraversamento della fitta boscaglia da parte della signora misteriosa.
    La mia interpretazione di certi dettagli differisce dalla tua e il finale mi sembra fantascientifico ed esoterico al tempo stesso. Se ti interessa la mia traduzione e la mia interpretazione del finale te la posto.
    Cordiali saluti

  3. ciao! sono capitata per caso sul tuo sito e l’ho trovato molto interessante ed in particolare questo articolo! purtroppo il link all’ultimo capitolo di picnic a hanging rock non va, lo avresti disponibile? muoio dalla voglia di leggerlo e di regalarlo a mia zia!
    grazie mille in anticipo per la disponibilità
    alice

  4. grazie per aver risolto l’enigma del film, che per me era rimasto in sospeso e mi aveva lasciato con la bocca amara e tanti dubbi. Ora capisco molto di più 😀 e non vedo l’ora di cercare e leggere il romanzo 😀 grazie mille 😀

  5. Interessantiassimo……questo film mi ha sempre affascinato ed è tra i miei preferiti. Fantasticao il parallelo con Passaggio in India, in fondo sono due film di cui si può fare una lettura molto simile. In entrambi si sente la sensazione di qualcosa che intrappola il nostro istinto più autentico che quando si disvela può portare ad una consapevolezza superiore o può stravolgere le nostre vite…

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